In questo periodo di Avvento, continuiamo con una serie di brevi riflessioni del vescovo di Cefalù, S.E.R. Monsignor Giuseppe Marciante, sul tema della Calunnia, un vizio che purtroppo colpisce e lacera anche le Comunità ecclesiali.
Seconda riflessione del Vescovo
La calunnia è figlia della maldicenza: maledicĕre equivale a maledire, al dire male di una persona. Un cristiano è chiamato a benedicĕre a benedire il prossimo (cfr. Gc 4,11-12); a saper spendere parole buone anche quando è difficile trovarne. Una calunnia e una maldicenza, una volta lanciate contro qualcuno, sono veramente difficili da cancellare. A tal proposito, riportiamo un episodio della vita di San Filippo Neri, il “santo della gioia”, vissuto nella Roma del XVI secolo.
A una donna che confessava di aver sparlato di alcune persone, San Filippo diede una penitenza insolita. Dopo averle impartito l’assoluzione, le disse: “Torna a casa, prendi una gallina e spenna le piume lungo la strada mentre vieni di nuovo qui”. La donna seguì l’istruzione e, una volta tornata, San Filippo le disse: “Ora torna indietro e raccogli tutte le piume che hai fatto cadere”. La donna protestò, spiegando che era impossibile: il vento le aveva disperse ovunque. Fu allora che San Filippo le fece notare la lezione: “Vedi, come è impossibile raccogliere le piume una volta disperse così è altrettanto impossibile riprendere le parole di mormorazione e calunnia una volta pronunciate”.
L’episodio è presente anche nel film “Preferisco il Paradiso” in cui San Filippo Neri è magistralmente interpretato da Gigi Proietti.
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