Il vescovo Giuseppe a Catania per la messa in memoria di monsignor Picchinenna nel ventesimo anniversario della sua nascita al cielo

Il vescovo Giuseppe a Catania per la messa in memoria di monsignor Picchinenna nel ventesimo anniversario della sua nascita al cielo

Vent’anni fa, monsignor Domenico Picchinenna nasceva al cielo.

Originario di Melfi, in Basilicata, Picchinenna desiderò essere sepolto nella Basilica Cattedrale di Catania nella quale ha voluto una semplice e piccola pietra ad indicare il suo nome perché i fedeli preghino per lui. Mons. Picchinenna parlava poco, ma ascoltava molto: non dava subito le risposte ai quesiti, ma spesso
faceva passare molto tempo prima che arrivasse la decisione o la risposta, cercava la comunione coprendo con il silenzio, la misericordia e la mitezza i suoi avversari e gestendo con sapienza i conflitti.

Quello del nostro vescovo Marciante con monsignor Picchinenna è stato un rapporto importante: “questa sera – ha detto Marciante durante l’omelia – sono qui come uno di quei tanti testimoni che lo hanno incontrato e goduto della sua amicizia. Attraverso l’imposizione delle sue mani, il 5 ottobre 1980 nella Chiesa del monastero di San Benedetto, ho ricevuto il dono inestimabile del sacramento dell’Ordine nel grado del presbiterato. Il ministero di un vescovo, il suo stile sacerdotale segna fortemente la generazione dei sacerdoti da lui ordinati e di quanti lo hanno frequentato. Così come la vita di un sacerdote, di un parroco segna la vita di quanti ha educato alla fede. Lo stesso si può dire dei genitori per i figli, o degli insegnanti per gli alunni. In particolar modo posso testimoniare di lui dal tempo in cui ero laico impegnato nel movimento Pro Sanctitate, in Chiesa-Mondo e poi da seminarista e giovane sacerdote fino alla mia partenza per Roma”.

Tanti gli aneddoti ricordati dal nostro vescovo, tra questi il rapporto personale con i seminaristi: “si accostava e ti ascoltava come se non avesse altro interesse che il tuo bene e il tuo benessere. Sia il bene spirituale sia quello fisico. S’interessava del progresso nella vita spirituale e nella vocazione, come del benessere fisico. La sua generosità era senza limiti. Mi ricordo che si interessò personalmente presso un dentista per curarmi un’incipiente gengivite pagando di tasca sua l’onorario”. E poi ancora il ricordo delle vacanze estive: “condivideva pienamente, in quei giorni di distensione, la vita della comunità del seminario e ci incontrava personalmente, uno ad uno. Perciò conosceva le problematiche di ciascuno: da quelle di salute a quelle familiari ed anche la temperatura spirituale. Ogni anno l’appuntamento era segnato per il mese di agosto, dopo il suo rientro da Montecatini per le cure termali dove – ce lo raccontava divertendosi – beveva acqua calda e salata. Non dimenticava mai di portare le gustose cialde al miele. Me lo ricordo come fosse oggi, seduto sugli scogli sotto l’ombrellone, indossava – conclude – sempre la talare nera e quando tirava vento anche la “greca”: teneva sulla testa un cappellino bianco, e così, mentre lui si immergeva dentro le notizie del giornale, noi seminaristi ci tuffavano in mare”.

A concelebrare anche il vescovo di Catania, monsignor Luigi Renna e l’emerito monsignor Salvatore Gristina, presenti anche il clero catanese e i seminaristi.

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