Per il Gruppo Scout AGESCI di Cefalù, la festa dell’Immacolata è un appuntamento atteso che riporta cari ricordi e rinsalda il legame tra le generazioni del presente con quelle che negli anni si sono consegnate come testimone la “fiamma” dello scoutismo.
Nei primi vespri dell’Immacolata, ricorrendo il 102° anniversario della fondazione del Gruppo, la Comunità Capi, con i ragazzi di Clan e i Capi Squadriglia – nell’occasione dell’inaugurazione della nuova Sede, realizzata nei locali della Parrocchia Spirito Santo – ha voluto offrire a tutti i ragazzi, i genitori, gli operatori pastorali della Parrocchia e alla cittadinanza un momento di riflessione proprio a partire dai valori fondativi e costitutivi dello scoutismo, con lo strumento espressivo della Veglia.
Accostando l’esperienza del Gruppo con quella delle Aquile Randagie, scout milanesi impegnati nella Resistenza Cattolica, hanno perciò ripercorso la loro storia e presentato quei valori attualissimi della Legge Scout che attinge al Vangelo e mira a formare dei Buoni Cristiani e Buoni Cittadini, che sentono il Paese e la Chiesa come loro ambiente vitale e di crescita.
L’iniziativa, che ha visto molta partecipazione, è stata anche accompagnata da una mostra delle foto storiche custodite dal Gruppo.
L’AGESCI di oggi, pur diversa dall’ASCI dei primi del ‘900, continua a investire sull’educazione dei ragazzi con il metodo scout dell’osservare, giudicare, agire. Un metodo pratico, in cui si gioca il gioco serissimo dell’educazione nella relazione tra adulti e ragazzi che vivono esperienze insieme come tra fratelli maggiori e fratellini che crescono sulla via del servizio.
L’occasione offre l’opportunità di ripercorrere, a veloci tinte, la storia del Gruppo
Lo scoutismo a Cefalù nasce nell’alveo del Circolo della Gioventù Cattolica, il cui assistente, il can. Luigi Brocato Ranzino, il 28 febbraio 1922 diveniva Commissario Locale provvisorio per Cefalù. Il 10 settembre di quell’anno viene stabilito che il colore del fazzolettone è il verde bandiera, che poi sarà da subito contornato di bianco. L’8 dicembre 1922, nella festa dell’Immacolata Concezione, in Cattedrale, all’altare della Vergine Santissima, furono benedette la fiamma e le uniformi; si inaugurava così il Reparto del Gruppo ASCI Cefalù I, ufficialmente immatricolato dal Commisariato Centrale il 12 dicembre 1922. Il 9 dicembre 1923, a un anno dall’apertura, il Reparto assume il nome Fides Intrepida.
Uno dei primi campi estivi, tra i più fruttuosi, dalla descrizione che ne è rimasta, fu ospitato in contrada Pianetti, nella tenuta del Comm. Prof. Domenico Lanza. Questi, avvocato e naturalista di gran fama, conservatore dell’Orto botanico di Palermo, era il marito di Angelina Lanza Damiani, figlia del famoso architetto Giuseppe Damiani Almeyda, progettista tra l’altro del Politeama di Palermo. Poetessa e scrittrice, amica di Ada Negri, Cesareo e altri, proprio a Gibilmanna, grazie alla conoscenza degli scritti di Antonio Rosmini, visse una conversione che le aprì anche la via della mistica.
Gli articoli di Angelina Lanza riportano parole pesate, che parlando di «società corrotta e corruttrice». L’autrice, il cui marito aveva perso la docenza e la direzione dell’Orto botanico di Palermo tre anni prima perché non allineato al nuovo regime, si riferiva alla persecuzione che il gruppo da più di un anno subiva dai capi del fascismo locali e dal sottoprefetto.
Dopo la presa del potere, Mussolini comprese che l’influenza sugli strati più giovani della popolazione sarebbe stata essenziale per il futuro del regime fascista. In un discorso del 19 giugno 1923 Mussolini dichiarò apertamente di voler realizzare la rigenerazione della «razza» italiana «che noi vogliamo prendere, sagomare, forgiare per tutte le battaglie necessarie nella disciplina, nel lavoro, nella fede». Tale rigenerazione non poteva che far leva sull’educazione dei giovani, finalizzata a creare una nuova classe dirigente e uomini dediti alla patria, disciplinati e fedeli al regime.
Prima ancora delle disposizioni di legge, l’avversione venne a manifestarsi grazie alle squadracce organizzate e a zelanti pubblici ufficiali
A Cefalù, in particolare, venne a evidenziarsi sempre più una contrapposizione tra il Sottoprefetto Salvatore Leone e il vescovo Giovanni Pulvirenti con il suo clero e le organizzazioni cattoliche, primo fra tutti il Reparto di Esploratori.
I rapporti inviati al Prefetto di Palermo dal Sottoprefetto di Cefalù parlano chiaramente di quella che egli definisce resistenza al regime di una parte del clero, soprattutto attraverso il Reparto degli Esploratori Cattolici, definiti «tra gli alfieri più ossessionati del popolarismo sturziano e dell’antifascismo» e per questo schedati e intimiditi.
Nel frattempo, l’istituzione dell’Opera Nazionale Balilla con la legge 2247 del 3 aprile 1926 e le sue modifiche pubblicate nel R. Decreto-Legge 9 gennaio 1927 n. 5, sanciva lo scioglimento di tutte le organizzazioni non fasciste e il loro assorbimento tra i Balilla; da subito nelle città con meno di 20.000 abitanti.
Papa Pio XI, per evitare il loro scioglimento forzato e possibili ritorsioni, con lettera del 24 gennaio 1927 al Segretario di Stato Card. Pietro Gasparri, considerando che i giovani Esploratori Cattolici Italiani «come il santo re Davide» dicessero «al Signore: “Se dobbiamo morire, sia per mano vostra, o Signore, piuttosto che per mano degli uomini”» (2 Re 24,14), dichiarò sciolta l’ASCI. «Le cose belle passano presto» scriveva Angelina Lanza al Can. Brocato, e infatti anche a Cefalù, l’arrivo di tale notizia segnò una tappa di arresto, almeno pubblicamente, della vita del Reparto. Diverse le cronache della consegna della Fiamma al Vescovo, il 26 gennaio 1927: Il Vescovo, commosso, accettò in custodia la verde Fiamma, fregiata del Giglio di S. Giorgio, ma in modo particolare gradì l’atto di omaggio e di sottomissione, che nella sua Persona, rendevano al Vicario di Gesù Cristo.
L’olocausto era compìto, solo mancava il bacio di luce, di forza, di benedizione di Gesù. E la domenica seguente i Giovani del Reparto, incarnazioni gentili della Cavalleria di S. Giorgio, si raccolsero sotto le navate, ardite come il loro sacrificio, del tempio normanno e curvarono la fronte dinanzi al Simulacro della celeste loro Patrona, l’Immacolata. Ai piedi del suo altare avevano indossato la loro bella divisa in una indimenticabile ora di luce e di gioia, e davanti al medesimo altare ammainavano la loro gloriosa Fiamma in un’altra ora di luce e di dolore.
Con devoto raccoglimento ascoltarono la Messa, celebrata da Mons. Vescovo
Iniziava così, come per tutta l’ASCI, anche per il gruppo di Cefalù il tempo della Giungla Silente. Del tempo della clandestinità, si tramandano notizie circa gli incontri in contrada Ferla, nella tenuta rurale del giovane scout Vincenzo Marzullo. Il 23 aprile 1944, festa di S. Giorgio, i membri del disciolto Reparto Fides Intrepida deliberano la ripresa delle attività per il 30 dello stesso mese. Il 18 giugno, solennità del Sacro Cuore di Gesù, il vescovo Mons. Emiliano Cagnoni benedice e riconsegna la fiamma al ricostituito Reparto.
E da questo momento è un continuo e vulcanico evolversi di proposte e attività, testimoniato da documenti, corrispondenza, relazioni di Squadriglia, canovacci di fuochi di bivacco, testi scritti durante le veglie alle stelle…
Tutte le unità partecipano alle attività regionali e nazionali, con una intensa vita associativa nel territorio e mantenendo uno stile gioioso, concreto e coinvolgente, testimoniato dalla numerosa corrispondenza e documentazione, in fitta relazione con istituzioni civili ed ecclesiali. Nel 1959, il Gruppo apre alcune Squadriglie nautiche, che confluiranno nel Reparto Cefalù II S. Lucia, la cui esperienza durerà per circa un decennio. In seguito al disastro del Vajont, il gruppo fu protagonista e animatore di una raccolta per la ricostruzione di Longarone. Domenica 13 ottobre 1963, le Squadriglie, a turno, prestarono servizio in piazza Duomo, dentro una tenda da campo appositamente montata, raccogliendo e versando tramite la RAI, a nome della Città di Cefalù, 77.000 lire.
Nel dicembre 1964 Il Giornale d’Italia riporta la scoperta, da parte degli scout di Cefalù durante una loro uscita, di una grotta piena di stalattiti e stalagmiti nell’ambito della Rocca della Cittadina Normanna.
Tra il 1966 e il 1968 si data la fondazione del Gruppo Femminile UNGEI, sotto la guida di Sr. Maria Concetta Sidoti
Nel luglio 1972, gli scout cefaludesi progettano una impresa di esplorazione a partire dalla lettura di un libro del sacerdote Cristoforo Grisanti di Isnello. Questi, parlando delle numerose grotte presenti nel territorio del paese confinante con Cefalù, parla di insediamenti neolitici. I giovani esploratori, in una entusiasmante escursione, si spingono fin nella profondità di circa 250 all’interno della Grotta Grande che domina la cittadina madonita, e all’interno di un enorme ambiente ipogeo trovano diversi reperti preistorici e resti umani che consegnano al Museo Mandralisca. Ne riportano la cronaca il Corriere delle Madonie e il Giornale di Sicilia di quei giorni.
Sono questi gli anni che vedono alla guida dei giovani esploratori, nel cambio generazionale, Salvatore Maggio, Rosario Ilardo, Totò Caccamisi, Franco Di Fatta, Franco Ciurcina … Il decano mons. Luigi Brocato è morto nel 1964, l’ormai anziano ciantro Salvatore Guercio consegna il gruppo alle cure del giovane biblista don Paolo Iovino, che sarà anima di tante proposte, formatore mite e accogliente, ma soprattutto ottimo maestro di spirito.
I giovani scout sono protagonisti ancora di una importante raccolta fondi in occasione del terremoto in Friuli nel 1976 e di una storica azione di inchiesta sociale in città confluita poi nel Piano Case comunale.
Il resto è storia contemporanea. Non sono mancati, come in qualsiasi realtà umana, i momenti di crisi. Con la continua partenza dei giovani per lo studio universitario, per le difficoltà lavorative, talvolta purtroppo anche per una certa riluttanza alla formazione o per l’identificazione personalistica di quella che invece è e resta una realtà comunitaria. Ciò però non ha mai spento la fiamma accesa centodue anni fa.
Gli adulti che condividono i valori dello scoutismo cattolico, con il sostegno del compianto mons. Francesco Sgalambro, e con la guida del dott. Rosario Ilardo, nell’anno 2004 hanno fondato la Comunità MASCI Cefalù Giovanni Paolo II il Grande.
A cura della Comunità Capi del Gruppo Scout AGESCI Cefalù 1
Lascia un commento