Polizzi Generosa ha gioito per il Patrono San Gandolfo!
Quella per il santo francescano di Polizzi Generosa, è una devozione molto sentita nel comune madonita, dove giunse in cerca di vita contemplativa ed eremitica, finchè la sua fama di guaritore del corpo e dell’anima arrivò fino a Palermo. Verso la fine del gennaio 1260 Gandolfo, insieme a Fra Pasquale, si diresse verso Polizzi per andarvi a predicare la Quaresima su invito della comunità polizzana. Arrivati nei pressi di Polizzi, in Contrada San Leonardo, oggi detta Contrada San Gandolfo, i due frati si fermarono per riprendere le forze prima di arrivare in paese. Qui avvenne il primo miracolo del santo patrono: nei pressi di una fontana frate Gandolfo scorse un giovane muto, alla ricerca con il padre, di uno giumento. Il santo lo rincuorò, il giumento venne ritrovato ed il giovane riacquistò immediatamente la parola. Diversi furono i miracoli del frate durante il suo operato a Polizzi Generosa fino alla sua morte. Successivamente il corpo venne traslato dall’Ospedale di San Nicolò alla Chiesa Madre, dove fu adagiato sulla nuda terra. Alcuni giorni più tardi, in quello stesso luogo, si videro alcuni ceri accesi e tale usanza proseguì sino al 1320, anno in cui i devoti polizzani decisero di dare una degna sepoltura alle reliquie del venerato Frate Gandolfo.
Il dono profondo della felicità
A presiedere la Santa Messa, S.E.R.Monsignor Giuseppe Marciante, Vescovo di Cefalù, il quale durante la sua omelia ha posto una domanda all’assemblea, domanda estrapolata dal Vangelo di domenica scorsa: “Arrivando a Polizzi – ha detto il Vescovo – ho avvertito aria di festa, sono ben felice di gioire con voi, di festeggiare con voi San Gandolfo. Egli è passato in mezzo a voi per predicare Gesù Cristo che è l’essenza della nostra fede. Oggi, siamo abituati ai sondaggi, se ne fanno di qualsiasi tipo, di più disparati. Il sondaggio di Gesù è quello di sapere se il suo messaggio ha avuto una qualche risonanza, soprattutto se la gente ha compreso la sua identità, ed è importante perché le risposte, abbiamo visto, sono risposte che non centrano l’identitò di Gesù, ma si rivolgono al passato. La gente intuisce che in Gesù c’è qualcosa di particolare ma non ha compreso appieno la sua identità: voi chi dite che io sia? Domanda che oggi è rivolta ad ognuno di noi”.
Domanda che prefigura diverse varianti di risposta: “da essa – ha continuato Marciante – dunque si comprende il tipo di relazione che si ha con Gesù. La predicazione di San Gandolfo ha puntato a farci capire qual è la qualità della nostra relazione con Gesù, è come se San Gandolfo ripetesse questa domanda di Gesù. La parola amore, spesso abusata, sappiamo cosa vuol dire? Significa donarsi, consegnarsi, attraversare il dramma della consegna di sé stessi, è un salto straordinario, un Dio che si presenta così, sulla Croce, quello che appunto ha predicato Gandolfo nella Quaresima. Allora dobbiamo esaminare, qual è la qualità della mia fede?“.
Cosa vuol dire la Parola “amore”? Sicuramente si tratta di un termine forte, decisivo per certi versi: “oggi – ha concluso il presule – c’è un grande mercato religioso. Perché si vuole una religione del benessere, si vuole scavalcare il dramma, si seguono quelle correnti religiose che ti promettono miracoli, carriera, benessere. Manca l’amore, manca la Croce. Interroghiamoci dunque: qual è la qualità della mia fede? Il Signore vuole che io cresca sempre di più nel rapporto con Lui. Vi auguro il dono della felicità profonda nel seguire il Signore, più seguiamo Lui, più sentiamo il dono della felicità, viva San Gandolfo”.
Giornata che ha visto una folta rappresentanza di confraternite, una ricchezza per i paesi perché tramandano la fede e le tradizioni che hanno radici molto antiche, cristiane. Con esse anche tanti fedeli e le autorità civili e militari, con la presenza del Sindaco Gandolfo Librizzi. Oggi pomeriggio la chiusura delle celebrazioni.
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