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Cambiamento climatico, strategie, soluzioni: intervista al professore Luca Mercalli

Cambiamento climatico, strategie, soluzioni: intervista al professore Luca Mercalli

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Sono solo alcune delle domande che oggi ci poniamo tutti, perché il cambiamento climatico è ormai una realtà innegabile. Le temperature sono in aumento in tutte le stagioni e, negli ultimi anni, abbiamo assistito a record assoluti. La Sicilia, in particolare, ha registrato la temperatura più alta mai misurata in Italia e in Europa: 48,8 gradi l’11 agosto 2021 vicino a Siracusa. Questa tendenza all’aumento delle temperature non accenna a fermarsi, e anche il 2024 è stato registrato come l’anno più caldo a livello globale, secondo i dati del consorzio di monitoraggio satellitare europeo Copernicus. Nel nostro territorio abbiamo assistito, negli anni precedenti e anche oggi, ad un avanzare della desertificazione, come finirà?

Strategie e soluzioni per arginare il fenomeno

Esistono delle soluzioni, o meglio, delle strategie che possono mitigare il fenomeno. Una di queste è stata recentemente promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), con il sostegno di Axpo Italia e Pulsee Luce e Gas. L’iniziativa, denominata “RiforestAzione”, mira a valorizzare il verde urbano ed extraurbano in 13 città metropolitane italiane, tra cui Palermo. Questo progetto rientra nella missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Nel dettaglio, l’investimento di 210 milioni di euro per la tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano prevede la piantumazione di 4,5 milioni di alberi e arbusti, la creazione di 4.500 ettari di nuove foreste e il trapianto di almeno 3,5 milioni di alberi nella loro destinazione finale. Un’iniziativa sicuramente importante, ma che da sola non basta a risolvere il problema.

L’analisi del climatologo Luca Mercalli

Per comprendere meglio la situazione climatica della nostra isola, abbiamo intervistato il professore Luca Mercalli, climatologo di fama mondiale e presidente della Società Meteorologica Italiana. Abbiamo dunque fatto il punto.

Professore, intanto grazie per aver accettato il nostro invito. Per quanto riguarda il futuro della nostra Isola e del Pianeta, cosa ci dobbiamo aspettare?

Come per tutto il Mediterraneo, le temperature sono in aumento in tutte le stagioni, e vediamo che ormai, negli ultimi anni, abbiamo toccato record assoluti. Tra l’altro, la Sicilia detiene il primato della temperatura più alta mai registrata in Italia e in Europa: i 48,8 gradi dell’11 agosto 2021 vicino a Siracusa, che rappresentano il valore più elevato mai misurato nel nostro Paese e nel continente europeo. Quindi, le temperature aumentano in modo anomalo. Anche il 2024 è stato l’anno più caldo a livello mondiale, secondo i dati del consorzio di monitoraggio satellitare europeo Copernicus, informazioni di estrema precisione e autorevolezza. Purtroppo, la tendenza all’aumento della temperatura continua.

Io credo che ormai dovrebbe essere entrato nella conoscenza collettiva il fatto che il riscaldamento globale è un problema in atto da più di 50 anni. Lo conosciamo bene dal punto di vista scientifico e, fin dal 1992, anno della Conferenza di Rio de Janeiro, nella quale è stata firmata la Convenzione sul Clima delle Nazioni Unite, dovremmo tutti darci da fare per ridurre le emissioni di gas serra, causate soprattutto dalla combustione di petrolio, gas e carbone.

Credo che questa consapevolezza dovrebbe ormai far parte del patrimonio comune della società. Se non comprendiamo questo, è chiaro che non ci rendiamo conto che il clima continua ad avere una “febbre” che aumenta perché non lo curiamo. Dal 1992 si continua a dire che dobbiamo ridurre le emissioni, e invece le stiamo aumentando. L’Accordo di Parigi, firmato nel 2015, prevede emissioni zero entro il 2050, ma in realtà le emissioni sono ancora in crescita: non abbiamo ancora iniziato la virata necessaria alla riduzione prima, e all’azzeramento totale fra 25 anni.

E allora, cosa aspettarsi? Purtroppo, io non mi aspetto nulla di buono, perché il mondo, che dovrebbe essere unito per evitare la catastrofe ecologica e climatica, negli ultimi mesi si sta occupando di tutt’altro, anzi, sta peggiorando enormemente il problema. Un’Europa che nel 2019 elaborava il Green Deal – il pacchetto di misure per ridurre gli impatti sul clima – oggi fa retromarcia, mette il Green Deal in un cassetto e propone di spendere 800 miliardi di euro in armi. Non dimentichiamo che questo è un doppio problema: intanto, sottrae fondi alla transizione ecologica, e fa sorridere pensare che fino a pochi giorni prima degli stanziamenti per le armi si diceva che la transizione ecologica costava troppo.

Se pensiamo che i pannelli solari siano costosi, vediamo ora quanto costano i missili. Ma c’è anche un altro problema: tutto questo materiale militare, oltre ai danni che causerà essendo progettato per uccidere, produrrà nuove emissioni. L’apparato militare utilizza enormi quantità di energia, e di certo non punta al risparmio energetico su un carro armato. Vedo un futuro che faticosamente cerca di affrontare il problema ambientale, ma che, negli ultimi mesi, sta davvero impazzendo. A questo si aggiungono anche gli Stati Uniti con Trump, che ha cancellato il termine “cambiamento climatico” dagli organismi federali e licenziato i miei colleghi americani che studiano il clima. Dunque, non posso essere ottimista”.

Come sarà l’estate 2025?


Non possiamo fare previsioni di dettaglio con molti mesi di anticipo per una singola regione. Possiamo solo dire che il pianeta si sta riscaldando, e quindi la probabilità che le estati diventino sempre più calde è elevata. Tuttavia, non siamo in grado di prevedere con certezza quali caratteristiche avrà l’estate del 2025 in Sicilia”.

Quali sono allora le soluzioni per cercare di arginare questo fenomeno che avanza inesorabilmente?

Esistono due soluzioni, o meglio due strategie: la strategia di mitigazione e quella di adattamento. La mitigazione significa agire alla radice del problema, ossia ridurre le emissioni che causano l’aumento della temperatura, seguendo le indicazioni dell’Accordo di Parigi. In sostanza, significa abbandonare i combustibili fossili e passare alle energie rinnovabili. Ma questa soluzione funziona solo se la adottano tutti i Paesi del mondo: non può farlo solo la Sicilia o solo l’Italia.

Dunque, da un lato bisogna perseguire questa strategia restando dentro gli accordi internazionali e facendo la nostra parte. Nel frattempo, però, l’adattamento comprende tutta una serie di misure applicabili a livello locale. Certamente, non risolvono il problema alla radice, ma almeno limitano i danni. Per esempio, se il nostro scenario futuro è la siccità estiva, dovremmo investire in acquedotti, canali, invasi e modalità di irrigazione più efficienti. Si dovrebbe cominciare a riparare le tubazioni danneggiate, che in Sicilia perdono anche il 70% dell’acqua”.

Possiamo dunque sperare che qualcosa possa risolversi?

La speranza, da sola, non serve a nulla se non è accompagnata dall’azione. Basta con le speranze. Faccio questo mestiere da 35 anni, e la parola “speranza” è stata usata a sproposito per troppo tempo. Ora il gioco si fa duro: dobbiamo smettere di sperare e cominciare ad agire. Si tratta di una progettualità che richiede molti anni: è qualcosa da pianificare oggi e che durerà decenni. Invece, continuiamo a rincorrere le emergenze senza mai realizzare grandi investimenti strutturali e diffusi sul territorio.

Molte soluzioni sono concrete: basta prendere una scala, salire sul tetto e installare pannelli solari. Al diavolo le speranze! Lavoriamo con ciò che già abbiamo. Se installi i pannelli solari, l’energia che produrrai domani sarà a zero emissioni; se invece continui a sperare ma usi la corrente prodotta da una centrale a carbone, non cambia nulla”.

Per approfondire

Vi consigliamo la lettura di un libro che tocca anche la Sicilia: Breve storia del clima in Italia – Dall’ultima glaciazione al riscaldamento globale, il nuovo volume del professor Mercalli, edito da Einaudi. Un’opera che mancava in Italia e che si rivela più che mai urgente: una storia del clima del nostro Paese, dai fatti leggendari dell’antichità – come il passaggio di Annibale sulle Alpi innevate e le piene del Tevere nella Roma imperiale – alle cronache dei diluvi altomedievali.

Il libro ripercorre anche gli eventi climatici più significativi del Novecento: le valanghe sui soldati della Prima guerra mondiale, il gelo e le abbondanti nevicate del 1929, l’alluvione del Polesine del 1951 e quella di Firenze del 1966, fino agli ultimi rigori del 1985, prima che il riscaldamento globale iniziasse a trasformare profondamente il nostro clima. Un viaggio affascinante e necessario per comprendere il passato e affrontare il futuro con maggiore consapevolezza.

Giovanni Azzara

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