Mai dimenticare!
Si è celebrata ieri, 10 febbraio 2025, la Giornata del Ricordo per commemorare le vittime delle foibe e le tragedie connesse all’esodo giuliano-dalmata, un evento importante per la storia italiana ed europea. Una buia pagina di storia del nostro paese legata al dittatore Tito.
Chi era e cosa ha fatto
Josip Broz Tito (1892-1980) è stato un leader partigiano jugoslavo e il capo della Jugoslavia socialista dal 1945 fino alla sua morte. Nato in Croazia, allora parte dell’Impero austro-ungarico, partecipò alla Prima Guerra Mondiale e successivamente si unì al movimento comunista. Durante la Seconda Guerra Mondiale, guidò la resistenza partigiana contro le forze nazifasciste, ottenendo il sostegno dell’Unione Sovietica e degli Alleati. Dopo la guerra, divenne presidente della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia, instaurando un regime comunista indipendente da Mosca. Nel 1948, si distaccò dall’URSS di Stalin, sviluppando una politica di neutralità internazionale e diventando uno dei principali promotori del Movimento dei Non Allineati.
Sotto il suo governo, la Jugoslavia mantenne unita una federazione di sei repubbliche (Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro e Macedonia) attraverso un mix di repressione e concessioni economiche. Tuttavia, il suo regime fu segnato anche da dure repressioni, tra cui le purghe contro gli oppositori e la violenza contro gli italiani delle terre orientali, con gli eccidi delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata. Dopo la sua morte nel 1980, la Jugoslavia entrò in una crisi politica ed economica che culminò con le sanguinose guerre degli anni ’90 e la disgregazione del Paese. Tito rimane una figura controversa: celebrato da alcuni per aver garantito stabilità alla Jugoslavia, è condannato da altri per i crimini commessi sotto il suo regime.
Una proposta interessante
Nel suo articolo su La Nuova Bussola Quotidiana, Ruben Razzante analizza il discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata del Ricordo, sottolineando l’importanza di non dimenticare le vittime delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata. Mattarella ha evidenziato come la dittatura comunista di Tito abbia imposto una violenza sistematica contro gli italiani dell’Adriatico orientale, costringendoli alla fuga e segnando una delle pagine più oscure della storia. Il capo dello Stato ha però invitato a non usare il ricordo per alimentare divisioni, ma come strumento di riconciliazione nazionale.
Le parole del presidente sono state sostenute dai principali leader politici italiani. La premier Giorgia Meloni ha ribadito il dovere della memoria, mentre Matteo Piantedosi e Matteo Salvini hanno sottolineato l’importanza di trasmettere la verità storica e di condannare ogni tentativo di negazionismo. Razzante riflette inoltre su un aspetto controverso: la presenza in Italia di strade e onorificenze dedicate a Tito, paragonandola a un’ipotetica celebrazione di Hitler o Mengele. Secondo l’autore, la pacificazione nazionale resta incompleta finché non verranno rimossi questi simboli, e invita sia la destra che la sinistra a riconoscere e condannare in egual misura i crimini dei totalitarismi.
Infine, l’articolo evidenzia come la memoria storica europea sia ancora segnata da contraddizioni, con Paesi come Slovenia e Croazia che continuano a celebrare Tito. Per Razzante dunque, la Giornata del Ricordo deve servire a una condanna chiara e senza ambiguità di tutte le atrocità, per giungere a una vera riconciliazione basata sulla giustizia storica.
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