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Terza riflessione per l’Avvento 2024: “il diavolo è padre della menzogna”

Terza riflessione per l’Avvento 2024: “il diavolo è padre della menzogna”

In questo periodo di Avvento, continuiamo con una serie di brevi riflessioni del vescovo di Cefalù, S.E.R. Monsignor Giuseppe Marciante, sul tema della Calunnia, un vizio che purtroppo colpisce e lacera anche le Comunità ecclesiali.

Terza riflessione del Vescovo

La calunnia, si è detto, crea divisioni e lacera i rapporti tra gli uomini perché, insinuando il dubbio, mette gli uni contro gli altri. I Greci la chiamavano διαβολή (diabolé). Διάβολος (diàbolos) era quindi il calunniatore; colui che accusava, che divideva. Il termine passò poi nel latino tardo come diabŏlus, diavolo. Il Diavolo infatti è il “padre della menzogna” (Gv 8,44) per mezzo della quale vuole, a tutti i costi, allontanare l’uomo da Dio.

Anche l’arte si è interessata alla calunnia: in modo particolare, ricordiamo, “L’allegoria della Calunnia” di Sandro Botticelli (1445 – 1510) che si conserva alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Nell’opera la Calunnia è una giovane avvenente che, nella mano sinistra, regge una fiaccola che non emana luce, simbolo della falsa conoscenza. Con la destra trascina per i capelli la vittima, seminuda e indifesa, al cospetto di un re dalle orecchie d’asino: è Mida, immagine del giudice ingiusto, che viene mal consigliato dalle personificazioni dell’Ignoranza e del Sospetto che, per l’appunto, sussurrano alle orecchie del sovrano.
Compagne della Calunnia sono le allegorie del Livore, della Frode e dell’Insidia. Il Livore, cioè il rancore, è vestito di stracci ed è incappucciato; tiene per il braccio la Calunnia mentre Frode e Insidia le acconciano i capelli.

In un angolo della scena, una vecchia signora vestita di nero, immagine della Penitenza o del Rimorso, guarda la Verità, raffigurata come una giovane donna nuda che, ignorata da tutti, volge lo sguardo al cielo a indicare l’unica vera fonte di giustizia.
Il dipinto, eseguito verosimilmente intorno al 1495, s’ispira al De Calumnia di Luciano che descrisse l’opera perduta del pittore greco Apelle, così riproposta da Botticelli. Apelle, ipotizza Luciano, dipinse l’opera dopo essere stato egli stesso vittima di una calunnia e non è escluso che lo stesso sia avvenuto proprio con Botticelli.

Un dipinto che ci aiuta dunque a comprendere quanto la calunnia possa trascinare, suo malgrado, una persona “sotto processo”; un processo purtroppo iniquo.

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