A margine della celebrazione in occasione dell’apertura dell’Anno Pastorale 2024/2025, pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia di S.E.R. Monsignor Giuseppe Marciante, vescovo di Cefalù.
Il testo dell’omelia
Carissimi fratelli e sorelle,
benvenuti nella nostra Chiesa Madre, la Chiesa Cattedrale!
Saluto, anche se a distanza, le Sorelle Povere di Santa Chiara che ci seguono in diretta da Castelbuono.
Saluto in particolar modo la Comunità di Montemaggiore Belsito con il Vice Sindaco.
Il Sindaco è assente per motivi di salute: gli promettiamo la nostra preghiera.
Così saluto tutto il Presbiterio qui unito attorno all’altare; attorno al Vescovo con le Comunità che rappresentano.
Saluto le Autorità civili e militari.
Saluto il Sindaco di Cefalù, Prof. Daniele Tumminello, che ringrazio per aver predisposto il servizio d’ordine perché tutto possa procedere per il meglio.
Con questa assemblea eucaristica diamo inizio al nuovo Anno Pastorale 2024-2025.
Un anno che si presenta già ricco di novità:
– La prima viene dal Camerun: il 23 agosto hanno ricevuto il sacramento dell’ordine nel grado del presbiterato Don Wilfrid e Don Gabriel che oggi per la prima volta concelebrano con me, con il presbiterio diocesano in un’assemblea diocesana. Resteranno con noi per un bel numero di anni come sacerdoti fidei donum. Ho inviato Don Wilfrid come assistente in Seminario, animatore nella pastorale vocazionale, e come collaboratore nella Parrocchia San Michele Arcangelo a Lascari. Don Gabriel collaborerà nella Parrocchia Santa Rosalia a Campofelice di Roccella. I due novelli sacerdoti continueranno gli studi di specializzazione teologica. Don Wilfried in Teologia Biblica e Don Gabriel in Ecclesiologia. Carissimi Don Gabriel e Don Wilfried la Diocesi di Cefalù vi consegna un dono: un calice per la celebrazione eucaristica.
[Il Vescovo consegna il calice ai novelli presbiteri]
Dio, Padre onnipotente, vi conceda che, inebriati e nutriti ogni giorno dall’Eucaristia, veniate trasformati nel Cristo cibo e bevanda di vita.
Auguri con tutto il cuore!
– La seconda riguarda il Diacono Benjamin che riceverà l’ordinazione presbiterale il prossimo 29 dicembre che coincide con l’inizio dell’Anno Giubilare 2025 nella nostra Diocesi. Anche a lui, i nostri auguri!
– La quarta: l’ingresso di Gabriele della Comunità di Alia nell’anno propedeutico all’ingresso in seminario. Benvenuto Gabriele!
– La quinta: l’ingresso nel Monastero di Castelbuono di Chiara, una giovane studentessa universitaria della comunità di Gangi che entra nel periodo di postulato tra le Sorelle povere di Santa Chiara, conosciute come Clarisse. Auguri Chiara!
– La sesta: è la presenza a Cefalù del Santissimo Crocifisso di Montemaggiore Belsito. Si tratta di un giubileo nel Giubileo perché ricorre il 400° anniversario del ritrovamento del Crocifisso presso la Chiesa di Santa Maria degli Angeli in Montemaggiore Belsito, sotto un roveto che bruciava senza consumarsi come dice una pia tradizione. Alla fine della Messa vi sarà consegnato, in modo particolare ai Parroci, il calendario diocesano e c’è una presentazione del Parroco, il Can. Salvatore Panzarella, sulla storia di questo Crocifisso. Vi invito a leggerla. Da oggi fino al 28 giugno 2025 chi si metterà in preghiera davanti all’immagine del Crocifisso di Montemaggiore potrà lucrare l’indulgenza plenaria alle condizioni previste dalla Chiesa. Oggi, in modo speciale, vorremmo pregare il Crocifisso di Montemaggiore perché mandi la pioggia in mezzo a noi. Siamo veramente assetati! «Come una cerva anela ai corsi d’acqua – dice il Salmo 42 – così l’anima mia anela a te, o Dio». Che il Signore disseti la nostra arida terra e disseti la nostra bella Sicilia!
– Il settimo evento importante vedrà la conclusione del Sinodo Diocesano con l’approvazione delle propositiones che diventeranno le costituzioni. Esse orienteranno le scelte pastorali dei prossimi anni. Carissimi fratelli e sorelle, anche se cambiano i Vescovi in una diocesi, il Sinodo rimane perché resta la Comunità diocesana. In questi anni abbiamo imparato che la Chiesa è Sinodo.
– L’ultima novità: il nostro “Cefalino”, un canale di comunicazione che auguro crei ricerca, dialogo, dibattito e proposta per dare ristoro alla nostra sete di giustizia e di pulizia dall’inquinamento della verità. Chiedo, in particolar modo ai Parroci la loro collaborazione per indicare dei giovani talentuosi che desiderano mettersi a servizio della Comunità diocesana per raccontare memorie, eventi, gioie e dolori; speranze e illusioni, proposte e critiche per migliorare sempre più la convivenza sociale nel nostro territorio.
A conclusione di questa celebrazione vi consegnerò la lettera pastorale di quest’anno che porta il titolo: “Non lasciamoli soli”. Vi ho offerto alcune riflessioni per approfondire l’ultimo argomento scelto dai tavoli sinodali nel 2018, “Per una Chiesa in ascolto del magistero dei poveri”, per alcuni orientamenti per vivere la dimensione sociale dell’evangelizzazione.
Carissimi, la liturgia di questa domenica ci mette a nudo davanti a Dio. La Sua Parola, come una spada, penetra le profondità della nostra anima e del nostro spirito e ci aiuta così a discernere i sentimenti e i pensieri del cuore.
In modo particolare quel detto di Gesù: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno di Dio» (Mt 19,24).
Questa constatazione viene fuori dall’incontro di Gesù con un ricco che aveva molti beni, ma dalla domanda posta, sembra un uomo infelice perché sente un vuoto interiore e il bisogno di una vita da vivere in pienezza.
Gesù ama incontrare gli uomini, ama entrare in relazione, ama comunicare e, attraverso i vari incontri, si rivela ogni volta un aspetto nuovo dell’identità di Gesù e, tramite il dialogo con gli interlocutori, emergono i diversi aspetti dell’animo umano.
Dice l’Evangelista Giovanni: «Egli infatti conosceva quello che c’è nel cuore dell’uomo» (Gv 2,25).
L’uomo ricco è in ricerca della propria identità e, mosso dal desiderio di senso, si prostra davanti a lui, riconosce in Gesù un Maestro eccelso; una persona unica che si distingue per sapienza, intelligenza e bontà. Si fida di questo maestro perché capace di insegnargli la via per ereditare la vita eterna; la vita piena, quella che resite alla morte: «Cosa devo fare per ereditare la vita eterna?».
Ha detto bene ereditare perché questa vita non si può comparare, ma sposta l’attenzione dal fare all’essere. E lo orienta fuori di sé richiamando i comandamenti che riguardano il rapporto con gli altri. L’uomo ricco fa coincidere la propria religiosità con l’osservanza dei comandamenti sin dall’infanzia.
Gesù con uno sguardo penetrante, perché pieno di amore, sonda il cuore di quell’uomo e scopre una povertà interiore impressionante: «una cosa ti manca»; una cosa essenziale che emergerà dopo la proposta radicale di Gesù: «Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».
C’è un’uscita da compiere, un’uscita pasquale, un esodo: una liberazione da ciò che determina quel vuoto interiore e cioè l’attaccamento ai beni di cui si potrà liberare solo vendendoli e consegnandoli ai poveri, a chi non ha nulla, affrontando così il rischio dell’amore.
I poveri sono il nostro tesoro in cielo.
Tutta la lettera pastorale è imperniata proprio sul tema dei poveri.
All’uscita corrisponde un movimento di ritorno: «Vieni e seguimi», non più appesantito dal carico delle ingenti ricchezze, ma “Vieni ritorna, libero, e avrai in dono la vita eterna, quella in grado di sopravvivere alla morte e che riempirà il tuo cuore di felicità”.
Dinanzi a questa proposta quell’uomo al pensiero di lasciare i propri beni si rabbuia in volto, somatizza la paura di non avere più sicurezze e si allontana, scompare inghiottito dalla tristezza.
Sente da una parte attrazione per la sequela di Cristo, ma dall’altra sente il peso di quella ricchezza che ormai lo tiene sottomesso e prigioniero.
In un altro passo Gesù l’ha detto: «Non potete servire Dio e la ricchezza (Mammona)» (Lc 16,13).
D’altronde si tratta di sapere in chi riporre la fiducia.
La parola credito infatti deriva da credo: il credito è fede nel denaro.
La ricchezza gli dà sicurezza, seguire Gesù lo espone al rischio. Se avesse seguito Gesù avrebbe percorso l’itinerario sicuro per conoscere la grande povertà interiore che aveva scavato in lui quell’abisso e avrebbe avuto la forza di amare e gustare già il sapore della vita eterna.
Concludo con la preghiera di colletta e vi rimando a tutta la lettera pastorale: leggetela e riflettetela nelle vostre Comunità:
O Dio, nostro Padre, che conosci i sentimenti e i pensieri del cuore,
donaci di amare sopra ogni cosa Gesù Cristo, tuo Figlio,
perché, valutando con sapienza i beni di questo mondo,
diventiamo liberi e poveri per il tuo regno. Amen.
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