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L’Enciclica del Papa per “missionari innamorati” del Cuore di Cristo

L’Enciclica del Papa per “missionari innamorati” del Cuore di Cristo

Tratta dell’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo, la quarta enciclica di papa Francesco – dal titolo “Dilexit nos” (Ci ha amati) – pubblicata il mese scorso, il 24 ottobre 2024, nel suo dodicesimo anno di Pontificato.

Il testo del documento – suddiviso in cinque capitoli – mette al centro gli aspetti programmatici dell’amore umano e divino del Cuore di Cristo, e il Pontefice offre diversi spunti di riflessione e di catechesi, soprattutto quando tratta del Cuore di Cristo sia dal punto di vista teologico, trinitario ed evangelico.  

«La devozione al Cuore di Cristo – ricorda papa Francesco – non è il culto di un organo separato dalla Persona di Gesù. Ciò che contempliamo e adoriamo è Gesù Cristo intero, il Figlio di Dio fatto uomo, rappresentato in una sua immagine dove è evidenziato il suo cuore. In questo caso il cuore di carne è assunto come immagine o segno privilegiato del centro più intimo del Figlio incarnato e del suo amore insieme divino e umano, perché più di ogni altro membro del suo corpo è “l’indice naturale, ovvero il simbolo della sua immensa carità”» (48).

Anche dal punto di vista devozionale non mancano riferimenti e testimonianze di alcune figure di santità che hanno contribuito – oltre ad averlo vissuto in prima persona – alla comprensione e alla diffusione del cuore misericordioso di Dio, come per esempio san Francesco di Sales (1567-1622 – attraverso il quale ha inizio la devozione al Sacro Cuore in chiave moderna) o santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690), considerata la “messaggera del Sacro Cuore” (si pensi per esempio alla “Grande Promessa” – rivelata da Gesù a santa Margerita – relativa ai primi nove venerdì del mese).

L’invito della “Dilexit nos” è quello di ritornare al cuore, «in questo mondo liquido – afferma Francesco – è necessario parlare nuovamente del cuore; mirare lì dove ogni persona, di ogni categoria e condizione, fa la sua sintesi; lì dove le persone concrete hanno la fonte e la radice di tutte le altre loro forze, convinzioni, passioni, scelte» (9).

Particolarmente significativo è il tema della “compunzione” che il Pontefice ha voluto trattare al termine del quarto capitolo. La compunzione o contrizione – per esprimere il dolore dei peccati di fronte alla grande misericordia di Dio – era un atteggiamento facilmente rintracciabile nella vita dei santi, capace di generare il desiderio di conversione e di consolazione nei riguardi di Cristo e della Sua sofferenza offerta per i nostri peccati, al posto nostro.

Scrive il Pontefice: «Quanto più profondo diventa il desiderio di consolare il Signore, tanto più si approfondisce la compunzione del cuore credente, che “non è un senso di colpa che ci butta a terra, non è uno scrupolo che paralizza, ma è un pungolo benefico che brucia dentro e guarisce, perché il cuore, quando vede il proprio male e si riconosce peccatore, si apre, accoglie l’azione dello Spirito Santo, acqua viva che lo scuote e fa scorrere le lacrime sul suo volto […]. Non si tratta di commiserarsi, come spesso siamo tentati di fare. […] Avere lacrime di compunzione, invece, significa pentirsi seriamente di aver rattristato Dio con il peccato; significa riconoscere che siamo sempre in debito e mai in credito […]. Come una goccia scava una pietra, così le lacrime scavano lentamente i cuori induriti. In questo modo assistiamo al miracolo della tristezza, della buona tristezza che porta alla dolcezza […]. La compunzione non è frutto del nostro lavoro, ma è una grazia e come tale va chiesta nella preghiera”» (159).

Un particolare compito, o missione, auspicati dal Pontefice, li rintracciamo quasi al termine della Lettera Enciclica, a proposito di “missionari innamorati”. «La missione, intesa nella prospettiva di irradiare l’amore del Cuore di Cristo – afferma papa Francesco –, richiede missionari innamorati, che si lascino ancora conquistare da Cristo e che non possano fare a meno di trasmettere questo amore che ha cambiato la loro vita. Perciò li addolora perdere tempo a discutere di questioni secondarie o a imporre verità e regole, perché la loro preoccupazione principale è comunicare quello che vivono e, soprattutto, che gli altri possano percepire la bontà e la bellezza dell’Amato attraverso i loro poveri sforzi» (209).

Testo integrale dell’Enciclica “Dilexit nos”

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