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La Chiesa di Cefalù in preghiera per Papa Francesco: l’omelia del vescovo Marciante, tra memoria, fede e speranza

La Chiesa di Cefalù in preghiera per Papa Francesco: l’omelia del vescovo Marciante, tra memoria, fede e speranza

Ieri pomeriggio, nella Basilica Cattedrale di Cefalù, la comunità diocesana si è riunita attorno al nostro pastore, il vescovo Giuseppe, per celebrare la Santa Messa in suffragio di Papa Francesco, scomparso improvvisamente il giorno dopo Pasqua. Presenti le autorità civili e militari, numerosi presbiteri e fedeli provenienti da tutto il territorio diocesano, riuniti in preghiera per rendere omaggio a un Papa che ha segnato profondamente la storia recente della Chiesa con il suo stile semplice, umano, ma fortemente radicato nel Vangelo.

L’omelia del Vescovo Marciante, carica di emozione e profondità, ha tracciato un percorso spirituale e umano attraverso l’eredità lasciata dal Santo Padre. Commentando il Vangelo dei discepoli di Emmaus, il Vescovo ha offerto una chiave di lettura della vita e del ministero di Papa Francesco: cuori ardenti, occhi aperti, piedi in cammino.

Tra i segni lasciati da Papa Francesco, Mons. Marciante ha voluto sottolineare il suo insistito richiamo al primato della Parola: “Quante volte ci ha detto: portate un piccolo Vangelo in tasca, leggete ogni giorno qualche versetto. È stato il Papa della Parola, perché solo con la Parola si accende il cuore dei credenti”. Una fede che si nutre quotidianamente di ascolto e meditazione, non di ideologie o di imposizioni, ma di libertà evangelica.

“Papa Francesco ci ha chiesto una Chiesa con i piedi in cammino”, ha proseguito il Vescovo. “Una Chiesa che si muove, che rischia, che incontra. Non una Chiesa chiusa in sé stessa, ma capace di andare verso l’umanità, là dove soffre, là dove spera”. In questo slancio missionario, spesso non privo di ostacoli, si racchiude uno dei messaggi centrali del pontificato: una Chiesa viva, incidentata se necessario, ma fedele al mandato del Risorto.

Nel cuore della Settimana di Pasqua, la morte del Papa acquista un significato particolare: “Non ci ha tolto dalle labbra l’alleluia”, ha detto il Vescovo, “ma ci ha lasciati nel tempo della risurrezione, del canto e della speranza. Il Papa della gioia ci ha salutato nel giorno della gioia”. E proprio come i discepoli di Emmaus, anche noi siamo invitati a riconoscere Gesù nel cammino della vita, nella Parola condivisa, nel pane spezzato, nella comunità che si fa memoria viva del Risorto.

In un clima di silenzio orante, la celebrazione si è conclusa con un abbraccio collettivo a Papa Francesco, pastore mite e determinato, che ha saputo indicare al mondo, ancora una volta, la via della fede semplice e profonda: Gesù Cristo, unico centro della vita cristiana.

Giacomo Sapienza

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