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Cefalù: note storiche Chiesa di S. Biagio, una storia che parte dal XII secolo

Cefalù: note storiche Chiesa di S. Biagio, una storia che parte dal XII secolo

La Chiesa nell’agro di Cefalù è di antichissima fondazione. Non ci sono, al momento, fonti dirette, sulla fondazione, ma già nel XII secolo risulterebbe esistente un cenobio benedettino intitolato al S. Martire proprio nella contrada dove sorge la chiesa. Nel 1178 S. Biagio fa parte delle pertinenze dell’abazia benedettina di Gibilmanna passate già di proprietà al Vescovado di Cefalù.

Dal 1228 è già indipendente da Gibilmanna, e risulta essere un Priorato autonomo. Più o meno a quel periodo si ascrive il progetto iconologico originario per la decorazione dell’interno. Il 14 aprile 1502, con atto in notar Antonio Indulci, l’Arcidiacono della Cattedrale di Cefalù concede la Chiesa e il Beneficio di San Biagio al domenicano fra’ Taddeo Carpano da Brescia. Nel cenobio si insediano i frati dell’Ordine dei Predicatori (Domenicani).

Durante l’episcopato del vescovo Francesco d’Aragona, probabilmente in seguito alla fondazione del convento domenicano in città (1548) il beneficio di S. Biagio viene unito al beneficio dell’Arcidiaconato. In seguito alle leggi eversive dell’asse ecclesiastico, il Demanio dello Stato – Sottoprefettura di Cefalù, mette all’asta i beni e la Cappella di San Biagio. Asta deserta il 12 e il 29 maggio 1886. Talvolta uno dei Canonici soprannumerari del Capitolo, da questo periodo in poi, viene investito del beneficio di S. Biagio.

Nel 1930-1945 la Chiesa viene destinata a scuola rurale, ma vi si continua a celebrare. In questo periodo sono staccati gli affreschi della parete meridionale, asportati o trafugati. Nel 1940 viene demolita la sacrestia addossata alla parete settentrionale.

Descrizione

Il catino absidale ospita l’icona principale che è quella del Cristo Pantocratore. Benedicente con la destra, con la mano sinistra tiene il libro delle S. Scritture aperto su una citazione del Libro del Siracide (26,19ss.). Nel registro inferiore con al centro la Croce gloriosa, è rappresentato il coro degli Apostoli: Filippo, Simone, Giovanni, Matteo, Tommaso, Pietro e poi Paolo, Andrea, Bartolomeo, Giacomo maggiore, Luca e Marco, preceduti e seguiti fuori dal catino da S. Nicola, S. Gregorio Magno e S. Stefano protomartire. Talvolta S. Stefano è stato indicato come S. Placido, ma l’iconografia e l’iscrizione che cita le sue parole durante il martirio confermano che si tratta del primo Martire cristiano.

I registri superiori muovono dalla rappresentazione dell’Eterno Padre, in alto, sopra il coro di profeti, re e sibille: Sibilla, Daniele, Mosè, Isaia, re David, re Salomone. Fino alla rappresentazione del mistero dell’Incarnazione del Verbo Divino tramite l’annunciazione alla Vergine Santissima.

Nelle pareti laterali, a destra S. Biagio, circondato da storie della sua vita; a sinistra Maria SS. del Soccorso. È presente poi un grande frammento dell’icona di S. Onofrio.

Iscrizioni:

Sul libro di S. Biagio si legge: Non coronabitur nisi qui legitime certaverit dicit Dominus. (2Tm 2,5)

Angelo Gabriele: AVE MARIA  (cfr. Luca, I, 28)

+ Sibilla ?: attualmente non leggibile

DANIEL: (Cum) VENERIT SANCTUM (sanctorum) MANIFESTABIT(tur) [red]ENCIO VESTRA (cfr. Dan. 10, 24)

Mosè: SUSSIT (= suscit) (abit….) PROPHETAM (….)   (Deut. 18, 15-18)

Isaia: ECCE……ET PARIET (filium)  (Isaia 7, 14)

DAVID

SALOMON: (ab initi)O ET ANTE SE(cula) CREATA TU FUISTI (cfr. Eccl. 24, 14)

Vergine annunziata: ECCE ANCILLA DOMINI (fiat mihi) (Lc 1,38)

Cristo Pantocrator, nel libro aperto:

VOS QUI CONCUPISSETIS (concupiscitis) | †† ITE A ME ET SALVI ERITIS (cfr. Eccl; 24,26ss.)

[Philipp]us

Simone

Giovanni: VERBUM CARO (Gv. 1,14)

Matteo

Thomas

Petrus

Paulus

Andrias

Bartholomeus

Iacobus Maior

Lucas

Marcus

S. GREGO[rius]

S. Stefano: DOMINE, NE STETIS ( = statuas) ILLIS HOC PECCATUM (Atti 7, 6)

S. Onofrio: non leggibile

Storie della vita di S. Biagio rappresentate nei “teatrini” accanto al Santo:

1. San Biagio visse tra il III e il IV secolo a Sebaste in Armenia (Asia Minore). Era medico e fu nominato vescovo della sua città.

2. Nel tempo della persecuzione locale, a causa del dissidio tra Costantino e Licinio, imperatori cognati, Biagio fuggì e abitò nel monte Ardeni o Argias; secondo la leggenda al suo eremo giungevano tutte le bestie dei boschi, con lui mansuete; con l’aiuto del Signore egli sanava tutte le infermità e degli uomini e delle bestie nel nome di Cristo.

3. E se qualcuno inghiottiva un osso, o una spina, e questa si metteva di traverso nella gola di lui, Biagio con la preghiera l’estraeva.

Capitò che una povera donna aveva un maiale, il quale fu rapito da un lupo; la donna venne dal Vescovo, e con pianto gli fece capire ciò che era accaduto; allora il Santo minacciò il lupo, e questo rilasciò il maiale.

4. S. Biagio fu accusato davanti al giudice Agricolao, il quale mandò soldati, che glielo condussero; il giudice lo interrogò e Biagio, in tutta libertà, confessò che Cristo era Dio e maledisse gli idoli e i loro adoratori.

5. Fu subito imprigionato. La vedova, saputolo, uccise il suo maiale, lo cucinò e lo portò al Vescovo con altri cibi. Il Santo mangiò, benedisse la donna, e l’invitò a fare così ogni anno nel giorno della sua commemorazione, e in memoria di lui la sua casa sarebbe ricolma d’ogni bene.

6. Ricondotto tempo dopo davanti al giudice, confermò la sua fede cristiana. Il giudice, sdegnato, ordinò che fosse legato a un palo e torturato con i pettini di ferro per cardare la lana, così da stracciargli la carne. Fu poi ricondotto in carcere.

7. Sette donne che lo seguirono, raccogliendo il suo sangue. I custodi delle carceri presero le donne e le portarono al giudice. Costoro confessarono che Cristo era Dio; furono rilasciate, ma esse andarono davanti alle statue di idoli, sputarono in faccia a esse e, racchiusi i simulacri tutti in dei sacchi, li gettarono in un lago.

8. Ciò fatto, tornarono dal giudice dicendo: «Vedi la forza dei tuoi déi, se possono uscire dal profondo lago!» Il giudice ordinò di preparare delle torture e della seta e ornamenti femminili preziosi e disse loro: «Scegliete» Le donne rifiutarono gli ornamenti. Il giudice si sdegnò e comandò che si appendessero, e con pettini di ferro fece dilacerare il corpo. Poi le gettarono nel fuoco, da cui uscirono illese, e dopo molti tormenti furono decapitate, e così consumarono il martirio.

9. Santo Biagio fu gettato nel fiume, ma egli si sedette sopra l’acqua quasi sopra un ponte. Entrarono nel fiume settantanove soldati per estrarre il santo e affogarono tutti, mentre Biagio usciva senza danno.

10. Lo presero, dunque, per decapitarlo. Il vescovo Biagio si fermò in preghiera, e ottenne da Dio la guarigione, per sua intercessione, dai mali della gola, di quanti lo invocheranno.

Si udì dal cielo una voce: «Sia fatto: vieni e riposa nella gloria preparata per le tue fatiche».

Fu dunque decapitato nella città di Sebaste. Un uomo, di nome Alessio, prese il corpo del Santo Vescovo Biagio e lo avvolse in una sindone monda, e lo seppellì sotto il muro della città.

Don Pietro Piraino

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